martedì 11 gennaio 2011

La storia della Fillossera

PRIMA PUNTATA
Così andò che il Cavalier Prosdocimo.... Un brutto giorno si sparse nel paese una notizia, sussurrata da prima a bassa voce, e quasi segretamente; ma divulgatasi poi senza riguardi, allorché le persone più autorevoli del villaggio l'ebbero confermata. Ecco la notizia: nella vigna di compare Cecco s'era scoperta la fillossera. Una squadra di operai venuta dal capoluogo, insieme da una specie di professore per visitare i vigneti del comune, avendo sentito parlare di certe vite malandate nel podere di Cecco, aveva praticate alcune ricerche ai piedi di queste viti, ed aveva così fatta la triste scoperta. La notizia produsse grande impressione.

Alla domenica soprattutto, i contadini, mentre aspettavano l'ora della messa, commentavano con abbondanza di parole e di gesti l'avvenimento inaspettato. E non nascondevano una viva preoccupazione. Si capisce: ormai anch'essi, per quanto non s'impicciassero di giornali e libri, sapevano che era in giro una bestiaccia, anzi una bestiuzza perché più piccola di una pulce, che s'impiantava nelle radici della vite e in poco tempo l’ammazzava.





Finora questo flagello, che si chiamava Fillossera, non era comparso nei vigneti del comune. Ma adesso, improvvisamente, il male s'era trovato. Gran brutta cosa per il loro paese, che viveva, si può dire, del prodotto dei vigneti, perché ben poco poteva rendere le altre piante. E quindi la preoccupazione di quei buoni agricoltori non poteva essere più giustificata. S'aggiunga che, fino ad allora, in fondo in fondo essi credevano relativamente poco a questa terribile Fillossera.

In fondo in fondo, ciascuno di loro aveva una segreta speranza che essa fosse un pò uno spauracchio, agitato da quei professori che vanno in giro,così, per darsi maggiore importanza. Ora invece che il nemico era in casa, provavano uno sbigottimento che si tradiva dagli occhi spaventati e dalle fronte corrugate. Frattanto però venne la vendemmia,che fu buona; e il lavoro febbrile da un lato, la consolazione di quella grazia di Dio portata al sicuro dall'altro, fecero un pò dimenticare il pericolo, e fecero quasi cessare le chiacchiere intorno ad esso. Non tutti però si quietarono così presto.

V'era in paese un bravo proprietario, che da giovane aveva studiato agricoltura nelle scuole, poi era stato lunghi anni fuori per non so quale impiego, ed un bel giorno era tornato al suo villaggio, deciso a non più abbandonarlo ed a dedicare gli ultimi anni della sua vita interamente alle sue terre. Ed aveva fatto delle grandi novità, scaldolezzando dapprima i vecchi agricoltori del paese, facendo un pò ridere i giovani, ma alla fin fine guadagnandosi poi la stima ed il rispetto di tutti.

Egli era in ottimi rapporti con quei tali professori che vanno in giro; andava sovente in città per consultarsi or con questo or con quello. e faceva viaggetti anche di vari giorni, per andar a vedere sul posto ciò che altri, che egli riteneva più progrediti di lui, facessero. n paese dunque il nostro Cavaliere Prosdocimo (così si chiamava il nostro proprietario) era ritenuto per uno che la sa lunga. Ciò non vuol dire che i contadini facessero come lui: essi dicevano sovente." eh!si, lei ha ragione; ma lei può far così perché? ? un signore e perché? a studiato; ma cosa vuol che possiamo fare noi, poveri zucconi?!".




Fatto si che, dopo quel giorno della brutta notizia di cui abbiamo parlato, il Cavaliere Prosdocimo non stette con le mani nella cintola. Si seppe che era stato fuori paese qualche giorno; lo si vide ritornare con un signore dagli occhiali d'oro; venne sorpreso mentre ficcava dentro a dei sacchetti un pò di terra tolta qua e la dai suoi poderi, e si poté anche scoprire che quei sacchetti erano stati spediti ad una Stazione....quale Stazione? Mah! nessuno se ne ricordava; certo però non ferroviaria o tramviaria.

Un bel giorno poi, a vendemmia finita, il sor Pasquale, cursore comunale nonché bravo viticultore, mentre se ne andava zufolando col suo famoso cane in cerca di tartufi, passando davanti ad un terreno del cavaliere, vi trovò una squadra di operai con vanghe e picconi che pareva volessero mettere a soqquadro tutto il fondo. Sulla proda del campo, Prosdocimo leggeva il giornale, fumando beatamente la sua bella pipa di schiuma.

Che diavolo fa, Cavaliere? domandò Pasquale che, in fatto di campagna, era più curioso di una femmina. Mi preparo, rispose flemmaticamente Prosdocimo. Si prepara ? e a che se lecito? Alla guerra. Lei scherza Cavaliere. Non vorrà mica scavar trincee od impostar cannoni ? No,no state tranquillo: mi preparo a difendermi contro il nemico delle mie viti: contro la Fillossera Ah. Volevo dire! Mah! beato lei, che sa tutto e se la cava in tutto. Noi invece poveri diavoli..... ...ignoranti, zucconi; già già la solita storia.



Ma, benedetti voi, con un pò di buona volontà potreste saperne più che a sufficienza per i vostri bisogni. Buona volontà! Presto detto: ma se incominciamo a prendere certi libroni che ha lei, che sembrano il messale del Pievano, noi non ci capiamo un acca. E poi ci vorrebbe ben altro tempo di quel che abbiamo. Vede, ci dovremmo avere, per queste faccende, un buon maestro, paziente ed alla mano, che c'insegnasse l'abicì di questa roba, come il sor Lorenzo insegna l'abbecedario ai nostri marmocchi. Non le pare ?

Mah...fece il cavaliere, passandosi una mano sulla fronte e buttando indietro il cappello. E tacque pensando. La pipa si era spenta ed egli non se ne era accorto. Vedete, riprese dopo un pò di silenzio, io sarei ben felice di esservi utile, ma non vorrei poi sentirmi dire che voglio fare il sapiente, che voglio montar in cattedra. Se si trattasse di far qualche conversazione, da buoni amici, su ciò che è la viticultura del giorno d'oggi, io sarei sempre dispostissimo : ma, badiamo, non crediate che io voglia fare il professore, oibò!

Qualche volta verrà quassù il nostro bravo professore ambulante a far conferenze, ed egli vi dirà ciò che non vi dico io. Io non voglio dunque rubar il mestiere a nessuno. Ma le pare, Cavaliere? Lei farebbe un'opera buona, lei si renderebbe il benefattore di tutti noi.... E allora ci penseremo, va bene ? Ci pensi Lei. Quanto a noi, non abbiamo che da accettare e ringraziare. E, se Lei si decide, non ha che da dirmi una parola. Al resto penso io: non son cursore per niente.

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