
SECONDA PUNTATA
Era trascorsa una decina di giorni dal colloquio che abbiamo riferito. Verso le otto si sera, un gruppo di una decina di persone si avviava,chiacchierando verso la casa del Cavalier Prosdocimo. Chi avesse voluto spingere la sua curiosità fino a conoscere i componenti del gruppetto, avrebbe potuto notare in prima linea il sor Pasquale, che si sbracciava con una creta importanza, il sor Lorenzo, maestro comunale, il sor Antonio, conciliatore da tempo immemorabile, compare Cecco – quello della Fillossera - ; il sor Andrea, ufficiale postale, ufficiale postale nonché proprietario di vigneti, altri tre o quattro bravi viticoltori del paese,vecchi e giovani e infine , in mezzo a tutti il prevosto: un buon Parroco di campagna, che curava non solo le anime a lui affidate, ma anche la terra della prebenda.
Alle otto e mezza, tutti erano riuniti attorno ad una larga tavola nella sala da pranzo del Cavaliere. Un caminetto spandeva intorno il tepore e l'allegria d'una bella fiamma, una bottiglia polverosa in mezzo alla tavola diceva subito che la brigata amichevole non era....antialcoolica. Dopo le prime chiacchiere di circostanza ed un bicchiere di vino di introduzione, il cav. Prosdocimo incomincio:
Se vogliamo intenderci bene sin dal principio,ci converrà iniziare le nostre conversazioni da un primo punto, che forse a voi parrà un po' duro, e forse neanche necessario, e che io invece so che è assolutamente indispensabile: voglio alludere alla conoscenza della vite non come cultura ma come pianta. Un professore direbbe: bisogna incominciare dalla botanica della vite. Dico subito che sarò più breve e più semplice che sia possibile. E vi raccomando di non spaventarvi se in questa prima sera dovrò tirar fori delle parole un po' difficili: ci vuole pazienza, e bisogna accettarle come sono. La vite dunque appartiene ad una famiglia di piante, a cui i botanici hanno dato il nome di Ampelidee. Di queste piante, molte non hanno alcuna importanza per noi: quindi non ne parleremo;altre invece ci interessano molto da vicino. Quest'ultima son le specie del cosiddetto genere Vitis ( non vi impressionate di qualche po' di latino!).

Una di queste specie è dai botanici chiamata Vitis Vinifera. Fate tanto di cappello ad essa : poiché precisamente questa è la vite coltivata da tempo immemorabile da noi, in Italia e nelle altre nazioni in Europa. Tuttee le varietà di viti che voi conoscete, che già eran coltivate dai nostri vecchi,son tutte della varietà della Vitis Vinifera o vite europea. Oltre a questa vite europea, vi sono varie altre specie di viti: alcune di esse americane, altre asiatiche. Fra le prime, troviamo delle viti che hanno oggi grandissima importanza per noi: precisamente per difenderci dai disastri della fillossera. Ed è per ciò che noi dovremmo conoscere almeno le principali tra esse. Per ora però andiamo avanti. Chi di voi desiderasse conoscere i nomi delle varie specie del genere Vitis, può osservare dopo con suo comodo, il quadro qui contro, dove troverà tutti i nomi di queste specie, e le regioni dove esse vivono allo stato naturale.
Vediamo quindi di guardare un po' da vicino la vite in generale e di intenderci un po' sulle sue varie parti , od organi. Cominciamo DALLA RADICE Nella vite, come in qualsiasi pianta coltivata, troviamo anzitutto la radice, che normalmente sta nel terreno. Se noi osserviamo questa radice, vediamo che, grossa e legnosa presso la superficie del terreno, va facendosi sempre più sottile e delicata man mano che s'approfondisce e si allontana dal ceppo. Arriviamo così alle ultime ramificazione di essa, munite di esili peli,detti appunto peli radicali. Badate che queste ultime più sottili radichette fornite di peli sono le più importanti per la nutrizione della pianta. Questa infatti non assorbe già gli alimenti con la parte più grossa della radice, ma con queste ultime minuscole barboline. Questo è bene che ricordiate sempre, per tutto ciò che ci diremo in seguito. Un particolare che è bene notiamo fin d'ora, a proposito delle radici, è questo: se voi osservate come si presentano le radici nelle varie specie di viti, voi trovate delle differenze notevoli.

Differenze non solo dello sviluppo, che può essere più o meno grande, ma differenze assai sensibili nella disposizione, e precisamente nell'angolo che le radici secondarie o laterali fanno con quella principale o con la linea verticale. In alcune specie, queste radici laterali fanno con la verticale un angolo molto largo, in altre molto stretto. Ciò ha la sua importanza, perché le viti che presentano quest'angolo (detto geotropico) molto largo, soffrono assai più la siccità di quelle che lo presentano molto stretto. IL FUSTO La radice si continua nel fusto, il quale normalmente sta fuori terra. Anche il fusto può nella vite presentare dimensioni ed aspetto molto diversi. Ad ogni modo, chiameremo ceppo la parte di esso più grossa e più vicina al terreno; branche le parti in cui il ceppo si divide; tralci i rami di un anno di età che si inseriscono sulle branche; germogli le ultime terminazioni, ancora erbacee del fusto. Se osserviamo un tralcio, vediamo che esso è diviso in tante porzioni da certi ingrossamenti, che sono i nodi; le porzioni stesse si dicono internodi o meritalli. Se voi spaccate perla sua lunghezza un tralcio, trovate che all'esterno presenta la corteccia, al disotto di questa il legno, all'interno una parte molla che è il midollo. Però questo midollo s'interrompe in corrispondenza dei nodi, lasciando una porzione più dura, legnosa, che si dice diaframma.

LE GEMME Sui nodi poi vedete certi corpiccioli, di forma conica, che sono le gemme o , come voi li chiamate, gli occhi. Bisogna che facciamo in proposito qualche distinzione. La maggior parte di queste gemme non si aprono e non vegetano che alla primavera seguente: sono le cosiddette gemme dormienti, e sono le più importanti. Badate che sopra un nodo voi vedete distintamente una sola gemma dormiente; é la gemma principale, ma oltre ad essa ve ne sono delle altre, nascoste, che non si aprono che nel caso venga distrutto il germoglio della gemma principale: sono le gemme di rimpiazzamento o di contr'occhio. Oltre a queste gemme dormienti, abbiamo però delle gemme pronte. Queste ha la proprietà di schiudersi vegetare nell'anno stesso in cui si son formate, dando un germoglio , chiamato femminella, che per lo più è inutile a noi. Infine bisogna ricordare che sul ceppo e sulle branche si trovano, nascoste dalla corteccia, qua e la delle altre gemme, che si sviluppano solo in certi casi: ci sono le cosiddette gemme latenti, ed i germogli che da esse spuntano si dicono succhioni o bastardi, e si distinguono per essere quasi sempre infruttiferi.

LA FOGLIA Sempre sui nodi dei tralci si inseriscono le foglie. Sono queste degli organi importantissime per la vite, poiché, assieme alle radici, esse pensano al nutrimento della pianta. Molto ci sarebbe da dire intorno ad esse, ma noi ci limiteremo a pochissime parole. Come voi sapete le foglie della vite presentano un gambo o picciuolo, che può essere più o meno lungo; ed una lamina o lembo, che può essere di grandezza o di forma assai diversa. Talvolta è quasi rotondo, o intero; più sovente ha certe intaccature nel contorno, dette seni,ed allora appare diviso in più porzioni, dette lobi. Se questi sono tre , la foglia si dice tribolata; se sono cinque pentalobata. I seni possono essere poi più meno aperti o chiusi: molto interessante, a questo riguardo è il seno che trovasi all'attacco del picciolo ( seno peziolare ). Un carattere della foglia a cui bisogna badare è la presenza o meno di peli sulla sua pagina inferiore. Se non ci sono affatto peli , la foglia decisi glabra. Se ce ne sono pochi , dicesi pubescente; se molti tomentosa. Ho detto che la foglia ha una grande importanza per la nutrizione della pianta. Essa infatti compie tre lavori diversi: respira,come le altre parti della pianta, come gli animali e come noi; traspira, cioè emette all'esterno l'eccesso di acqua contenuto nella pianta; assimila un corpo detto carbonio, che essa toglie da un gas contenuto nell'aria, che chiamasi, “anidride carbonica”. Quest'ultimo lavoro, che è precisamente quello che serve alla nutrizione della pianta, le foglie non lo compiono però che alla luce solare e con una temperatura abbastanza alta. I CIRRI Altri organi della vite che troviamo inseriti sui nodi dei tralci, ma opposti alle foglie, sono i cirri o viticci. Son questi delle specie di filamenti, che, avvolgendosi ad un sostegno qualsiasi, aiutano la vite a mantener alte da terra le varie parti del suo fusto, il quale non avrebbe resistenza sufficiente per stare da se. Nella stessa posizione occupata dai cirri, vale a dire sui nodi, opposti alle foglie, trovansi i grappoli. Quando dico grappoli, possiamo alludere ai fiori o ai frutti. Incominciamo adire due parole sui fiori.

I FIORI Nella vite , i fiori trovansi riuniti in gran numero, portati da n asse ramificato, e nel loro insieme costituiscono appunto il grappolo. Ogni fiore di vite presenta le seguenti parti: all'esterno, si trova una specie di minuscola coppa, di color verde che è il calice, formato da cinque piccoli sepali. All'interno del calice trovasi la corolla, formata da cinque petali, pure verdi. Quando il fiore è ancora chiuso,essa costituisce una specie di cuffia, poiché i petali sono saldati superiormente. Ma quando il fiore è maturo, questi petali si avvolgono su se stessi verso l'alto e la corolla cade. Allora appaiono cinque filamenti terminanti con una specie di capocchia:sono gli stami od organi maschili con le antere. Esse contengono una polverina gialla che è il polline, o elemento maschile. Fra gli stami trovasi un organo verde, che nella forma ricorda un po' una pera o un fiasco: è il pistillo od organo femminile con una parte inferiore detta ovario, contenente per lo più quattro ovuli; una mediana, che è lo stilo; una superiore che è lo stigma. Gli ovuli fecondati dal polline , si trasformano in semi, mentre l'ovario si trasforma in frutto. E' importante osservare che di solito il polline di un fiore non feconda il pistillo dello stesso fiore. Per lo più nella vite la fecondazione è incrociata, e cioè il polline di una vite, trasportato dal vento o da insetti, va a fecondare i pistilli di un'altra. Ed ancora devo aggiungere che non sempre i fiori della vite hanno tutte le parti che vi ho nominate. Abbiamo dei fiori senza pistillo: sono i cosiddetti fiori maschili. Essi contengono il polline, che può fecondare altri fiori; ma non potranno mai trasformarsi in frutto, mancando l'organo femminile. Infine possiam trovare dei fiori femminili, nei quali gli stami esistono, ma invece di esser lunghi e diritti, sono corti e rivolti in basso. Il polline di questi stami è molto meno fecondo di quello dei fiori ordinari (ermafroditi), ed è perciò che in più di un caso la fruttificazione in queste viti è meno sicura che nelle viti comuni.

IL FRUTTO Passiamo al frutto. Ho detto che gli ovari fecondati diventano frutti. Voi sapete che nella vite questi sono degli acini o bacche, riuniti in grappoli. Questi possono essere più o meno grandi, serrati o spargoli (cioè con gli acini distanti fra di loro), cilindrici, piramidali, semplici od alati (cioè con dei grappolini laterali a fianco di quello principale). Gli acini possonopoi essere di grandezza varia, rotondi, sub rotondi (cioè non esattamente rotondi), ovali ellissoidi o allungati. La buccia può essere più o meno spessa, ricoperta più o meno abbondantemente di quella tal polverina cinerea, che dicesi pruina. All'interno, l'acino contiene una polpa più o meno carnosa o sciolta, nel mezzo della quale si trovano i semi o vinaccioli. I SEMI I semi, o vinaccioli, normalmente dovrebbero essere quattro, ma sovente qualcuno di essi è abortito. Talora mancano tutti: allora gli acini si dicono apireni. Ogni vinacciolo ha una forma d'una piccola pera, con una estremità appuntita, che dicesi becco; una depressione sul dorso che dicesi calaza; un cordone che parte da questa calaza e va a terminare sulla faccia ventrale, il quale chiamasi rafe. Nell'interno i vinaccioli contenuti contengono un'abbondante sostanza oleosa, che dovrà servir di nutrimento alla tenera piantina allorché il seme germinerà. Questa piantina si originerà dalla parte essenziale del seme: cioè dell'embrione.
E con questo, amici miei, concluse il cav. Prosdocimo, noi abbiamo dato uno sguardo,sia pure sommario, ma certo un po' più attento di quel che di solito voi non facciate, alla pianta che tanto ci interessa. Per questa sera basta, perché non voglio cominciar col farvi fare …..un'indigestione. A ben rivederci, dunque, e buona notte!
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