La nostra comitiva si ritrovò attorno alla tavola del Cavaliere due sere dopo. Molto opportunamente egli aveva infatti stabilito che le loro riunioni viticole dovessero sempre alternarsi con un giorno di riposo: prima per sua comodità, che egli aveva anche un crocchio di amici al circolo da soddisfare; in secondo luogo, perché si immaginava che in quel giorno d'intervallo i suoi ascoltatori meglio potessero “assimilare” i suoi insegnamenti; in terzo luogo, perché tra questi suoi allievi improvvisati v'era qualche giovanotto di vent'anni, il quale aveva anche gli altri doveri …....da giovanotto, ed il Cavaliere ci teneva a mantenersi in buona armonia con le ragazze del villaggio.
Ritrovatisi dunque tutti alla solita ora, e toccato una volta con i bicchieri, il Cavaliere cominciò: Stassera, amici miei, dobbiamo fare un passo avanti. Abbiamo conosciuto la vite; ora ci resta a conoscere l'ambiente in cui questa piante viene coltivata. Voglio dire che stassera dobbiamo occuparci del clima e del terreno adatti alla vite.

Il clima. Che cosa é? Cosi alla buona possiamo definirlo l'insieme risultante dalla temperatura, dalla luce, dall'umidità e dai vari fenomeni atmosferici d'un determinato luogo. Studiare il clima del nostro paese, per esempio, equivale a studiare qual'è la temperatura che in esso si riscontra nei vari periodi dell'anno; quanti sono i giorni sereni o nuvolosi; quali quelli in cui piove o nevica; quali sono i venti che predominano, ecc. Mi sono spiegato? Il clima, dunque, ha la massima importanza per la vite:Questa pianta è molto esigente soprattutto in fatto di calore e luce. E difatti, mentre voi trovate che molte piante erbacee, foraggiere e cereali, si coltivano dall'Africa sino alle terre polari, dalle rive del mare sino a notevoli altezze sui monti, trovate invece che la vite occupa delle regioni ben determinate, al difuori delle quali, all'aperto, non può essere coltivata, o, ciò che per noi fa lo stesso, non può dare un buon prodotto.

Ho detto: essa é esigente in fatto di calore. Non starò qui a riempirvi la testa di cifre: mi basta in poche parole farvelo comprendere. Nei luoghi dove d'inverno il freddo è troppo intenso, la vite può essere uccisa dai geli. Dove l'estate è terribilmente caldo, la vite può essere uccisa da colpi di sole. Ma, senza arrivare a questi estremi, dove il clima non presenta una quantità di calore sufficiente e non eccessiva durante l'anno, la vite non matura il suo frutto, o questo non po' assumere n valore commerciale. Soprattutto il calore durante i mesi estivi ha importanza per la qualità del prodotto. Questa è cosa nota in pratica anche a voi. Ma non meno che di calore la vite ha bisogno di luce. Nei luoghi dove il cielo si mantiene a lungo coperto da nubi durante la buona stagione, la vite cresce male e dà prodotti scadenti.
Nelle posizioni ombreggiate per qualsiasi ragione, s'ottengono uve molto acide e poco dolci: i vini riescono agri e leggeri. Nelle annate in cui i mesi di luglio, agosto e settembre corrono molto sereni, con molte giornate di sole, voi sapete che si fanno dei vini generosi e potenti: di quelli che si conservano per le grandi occasioni e che fanno onore alla nostra cantina! Anche se si tratta di uve da tavola, la luce ha grande importanza: voi tutti avete visto che differenza di colore c'è fra le ve maturate in posizioni ben soleggiate, e quelle mantenete sempre all'ombra, nascoste ai raggi del sole. Dunque: diamo luce alla vite. Non diamo invece alla vite troppa umidità: mentre infatti essa vole molto calore e molta luce, preferisce piuttosto stentare che …...sguazzare nell'umidità.

Sono poco adatti alla vite quei luoghi dove piove sovente e con abbondanza; dove le nebbie sono frequenti; dove le acque che cadono dal cielo, invece di smaltirsi rapidamente, permangono, lasciando umida l'aria presso il suolo. In queste condizioni, le viti si rivestono di pampini rigogliosi: ma l'uva o è scarsa, o se anche abbonda è poco saporita, poco zuccherina, sembra.....annacquata. Per di più in tali condizioni trionfano le malattie, sulle radici, sui tralci, sulle foglie sui grappoli, e il povero viticoltore non sa più da che parte rifarsi.
Dannose sono ancora le piogge insistenti all'epoca della fioritura e della vendemmia: e voi lo sapete meglio di me. Ecco dunque perchè ho detto: meglio che la vite abbia poca umidità a sua disposizione. Ma badiamo: poca non vuol dire “troppo poca”; perché se poi l'umidità è deficiente per i bisogni della vite, allora questo prova altri disturbi: può dissecarsi tutta d'un tratto, come colpita da un accidente; può presentare alla vendemmia dei grappoli striminziti da far pietà, e di sapore detestabile, perchè in essi non s'è potuto accumulare lo zucchero come nelle condizioni normali.
Dunque diremo: alla vite occorre un giusto grado di umidità, piuttosto qualcosa in meno che qualcosa in più. Occorre però, e questo si deve aggiungere, che questi tre fattori del clima: calore, luce e umidità, stiamo fra loro in giusto equilibrio, perchè in quei luoghi o in quelle annate in cui questo giusto equilibrio non v'è, le cose van male pel viticolture, il quale, a vendemmia finita, si trova o con poco raccolto, o con un prodotto di qualità scadente. Non vi parlo ora di altre particolarità riguardanti il clima, perchè, se mai, ne dirò qualcosa in altro momento, quando ci occuperemo delle avversità della vite.

E passo invece al terreno. Che questo abbia importanza per la vite è superfluo dimostri a voi, che siete pratici di questa pianta. Non per nulla compare Cecco è tanto addolorato per la fillossera che gli han trovato nella sua vigna di Altavilla: perchè proprio quel terreno è famoso in tutto il paese per i vini meravigliosi che produce. ( Qui compare Cecco non poté a meno dallo scuotere ripetutamente il capo in segno di approvazione, con un mezzo sorriso sulle labbra e una mezza lacrimuccia su un occhio). Dirvi da che cosa dipenda questa bontà del terreno per la vite non sarebbe cosa facile: più facile sarebbe dire quali sono i terreni cattivi per la vite. Sono cattivi terreni , inadatti a questa pianta, quelli troppo compatti, troppo ricchi di quella sostanza nerastra, molto fertile, che i professori dicono sostanza organica; quelli troppo umidi......
In generale tenete a mente che i buoni terreni da prato sono cattivi terreni da vigna. In essi la vite o produce poco, o produce molta robaccia che vi disonora in cantina. E siccome questi terreni sono più frequenti nei fondi valle e nelle pianure, che non sui pendii delle colline, così, in generale, la vite, come già dicevano gli antichi, si trova meglio al colle che al piano, o almeno, al colle dà prodotti assai migliori che al piano. Naturalmente, quando si parla dei colli non si deve pensare ai monti; che, al disopra d'una certa altitudine, variabile a seconda dei luoghi, la vite non si trova più a suo agio, e può anche non maturare più il frutto.

Non è infine inutile aggiungere che, in terreni di collina, la vite prospererà in misura diversa, a seconda dell'esposizione di questi terreni. Tutti voi sapete che dai vigneti esposti a mezzogiorno si ottengono, in generale, dei vini migliori che da quelli esposti a mezzanotte; voi sapete che dopo quelle esposte a mezzogiorno vengono le esposizioni di ponente, e poi quelle di levante. Ed è ancora bene ricordare sempre che in queste ultime son più da temere che nelle altre i danni da brinate primaverili. Di ciò bisogna tener conto anche nella scelta dei vitigni da coltivare, evitando di piantare, in quelle condizioni, dei vitigni che germoglino molto precocemente. Se alle qualità e condizioni del terreno han sempre badato i migliori viticoltori anche nei tempi passati, a più forte ragione e per motivi ben più gravi dobbiamo badarvi noi oggi. Alla natura del terreno è indispensabile por mente oggi in cui la maggior parte dei nuovi vigneti s'impiantano con viti americane.
A questo punto, l'auditorio del Cavaliere, che aveva sempre mantenuto il più rispettoso silenzio, manifestò una certa irrequietezza. Si sentiva distintamente la voce di compare Cecco, il quale, benché sommessamente, si consultava col maestro, suo vicino di posto. Al Cavaliere non isfuggi questo tentativo di colloquio. E prontamente intervenne domandando con garbo a Cecco il motivo della sua interruzione. Lei deve scusarmi, disse Cecco un po' imbarazzato, ma questa delle viti americane io non riesco a mandarla giù. E se m'inquieto, si è perchè proprio nel mio podere di Altavilla quei signori, che vi han trovato la fillossera, ora vorrebbero spiantar le mie vecchie viti per mettere, al posto di queste, delle viti americane.
Questo, secondo me, è una birbonata! E io non mi rassegnerò mai alle eccellenti bottiglie che finora ho ricavato da quella mia vigna, per quel vergognoso vino d'uva americana, con quell'orribile odore di fragola, che io detesto. Calmatevi, calmatevi, buon amico mio, riprese sorridendo il Cavaliere; nessuno vi vuol far rinunciare ai vostri vini portentosi, che noi tutti vi invidiamo. Anzi, è proprio perchè possiate continuar a produrli che vi consigliamo di metter viti americane. Veramente, io non volevo parlarvi ora di ciò. Ma voi, scusate, volete mettere il carro davanti ai buoi. Ebbene, visto che è bene c'intendiamo subito su questo punto, per tutto ciò che dovremo dire in seguito, incominciamo pure da queste benedette viti americane. Non però questa sera, perchè voglio mantenermi fedele alla promessa di non annoiarvi né stancarvi. Alla prossima volta, dunque.
Allora parleremo di quella terribile fillossera e delle viti americane. A ben rivederci.
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