Alberello

E’ cosi chiamato perchè la vite assume veramente l’aspetto di un piccolo albero, che si sostiene da sé, per lo più senza alcun aiuto. Può essere più o meno ricco; presentar due sole branche ( com’è l’alberello pugliese ); presentarne molte, ( com’è l’alberello a vaso); non presentarne affatto, (come sono certi ridottissimi alberelli di alcune regioni italiane e straniere). Vediamo come si potrebbe ottenere un alberello a vaso. Al primo anno le viti, piantate in quadrato o a quinconce, alla distanza per lo più di un metro, si potano ad una gemma, lasciando crescere liberamente la vegetazione.
Al 2° anno l’unico tralcio si pota ancora ad una gemma, sostenendone il germoglio verticalmente con una canna. Al 3° anno il tralcio si pota a cinque gemme, sopprimendo sul nascere i germogli delle due più basse e sostenendo verticalmente alla canna quelli delle tre più alte. Al 4° anno i tre tralci si potano a speroni di due o tre gemme, sopprimendo ogni sostegno, e limitandosi ad affasciare tra loro i germogli durante l’estate. Al 5° anno su ognuna delle tre branche originatesi con gli speroni dell’anno precedente, si lasciano degli speroni di due o tre gemme, in numero più o meno grande, a seconda della vigoria della pianta. D’ora innanzi la potatura consisterà nel lasciar sempre nuovi speroni, potando a due o tre gemme il tralcio più basso del vecchio sperone, e sopprimendo il più alto.

Altro importante sistema di potatura è quello detto :
Cordone orizzontale speronato

Le viti si piantano a filari, distanti non meno di due metri; e nel filare si pongono a m.1.50 o 2 l’una dall’altra. Al 1° anno, si potano ad una gemma, sostenendo il germoglio con una canna. L 2° anno, si pota l’unico tralcio a due gemme, aiutando la vegetazione in modo da ottenere due robusti germogli. Al 3° anno, si monta l’impalcatura dei filari con tre fili di ferro: il primo distante 50cm da terra, il secondo 30 cm dal primo; il terzo 60 cm dal secondo. Dei due tralci ottenuti,si sopprime il meno bello, e l’altro si incurva ad arco, fissandolo al primo filo di ferro, e facendolo arrivare possibilmente sino al ceppo vicino. Al 4° anno tutti i tralci si potano a speroni di due gemme, e i germogli si legano ai fili di ferro superiori. Al 5° anno, dei due tralci di ciascun sperone si sopprime il più alto, e l’altro si sperona a sua volta a due gemme.

Guyot

Dico il più famoso, poiché infatti vi fu un lungo tempo in cui sembrava che non potesse esservi nulla di meglio, tanto che lo si chiamava addirittura “ Sistema razionale”. Ora, senza dubbio esso è un ottimo sistema, ma non è il caso di ritenerlo il migliore dei sistemi. Caratteristica del sistema Guyot è quella di presentare tipicamente un capo a legno, costituito da uno sperone, e un capo a frutto costituito da un tralcio con varie gemme. Le viti, piantate in filari, per lo più ad un metro l’una dall’altra nei filari, al 1° anno si potano ad una gemma, e il germoglio si alleva lungo una canna disposta verticalmente. Al secondo anno l’unico tralcio si pota a due gemme, e i germogli si allevano ancora lungo un sostegno verticale.
Al 3° anno si mette in opera l’impalcatura dei filari, costituita nel sistema originale da un unico filo di ferro orizzontale sostenuto da paletti; oggi invece più frequentemente da due o tre fili di ferro sovrapposti. Il più bello dei tralci si distende orizzontalmente potandolo a 6/8 gemme; l’altro si sperona a due gemme. Durante la vegetazione, i germogli dello sperone si allevano verticalmente sul paletto o sulla canna; quelli da capo frutto si spuntano sull’ultimo filo.
Al 4° anno si comincia la potatura ordinaria, caratteristica del sistema Guyot; si asporta il vecchio capo a frutto dalla base, si accorcia opportunamente il più alto dei tralci del vecchio sperone, e si sperona a due gemme il tralcio più basso.

Talvolta però sullo sperone non si trova un bel tralcio che possa servire come capo frutto: in questo caso, si utilizzerà il tralcio della base del vecchio capo frutto. Dopo un certo numero di anni, la vite viene però ad innalzarsi troppo. Allora si cercherà di riabbassarla, servendosi di un succhione che spunti dalla parte bassa del ceppo. Dopo due anni, tale succhione potrà portare un capo a frutto, e allora si taglia tutta la parte superiore della vite. Il sistema Guyot è dunque un buon sistema per quei vitigni che amano la potatura lunga, ma non molto ricca, e per quei terreni di media fertilità, e non troppo freschi.
Per viti molto vigorose o per terreni molto fertili, il sistema Guyot sarebbe però un po’ troppo povero, S’è quindi pensato a modificazioni di esso che lo arricchissero di gemme: Non ho tempo a parlarvi di queste numerevolissime modificazioni: mi limito a dirvi che molte di esse, invece d’un solo capo a frutto, ne portano due; altre ne portano più di due. Fra queste ultime, ricordo un bel sistema, che in certi casi può trovar utili applicazioni anche da noi. E’ il : Cazenave. Ma l’ora è tarda, ne parleremo la prossima volta. Buona notte.
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