sabato 15 gennaio 2011

nona puntata

Nelle forbici del potatore sta il segreto della produzione, incominciò il Cavaliere,. Ecco una sentenza che voi conoscete al par di me. Ma, lasciatemelo dire, non tutti i viticultori sono dei bravi potatori. La potatura della vite, infatti, è una operazione altrettanto importante quanto difficile. Ed è per ciò che spero che a voi non sembrerà superbia la mia, se stassera cercherò di perfezionare la vostra abilità di potatori.


Incominciamo col distinguere due potature: quella secca o invernale, che si fa mentre la vite è in riposo; e quella verde o estiva, che si fa mentre la vite è in vegetazione. La prima è certo più importante. Ed è superfluo che vi dimostri quest’importanza, poiché tutti voi sapete che solo una buona potatura può darci una produzione abbondante, costante e pregiata, pur conservando in ottimo stato la pianta; non abbreviando quindi la vita del vigneto.

Ma per far una buona potatura occorre anzitutto tener presenti alcuni principi. Ed anzitutto che la vigoria vegetativa di una vite è, fino ad un certo punto, contraria all’inclinazione di questa vite a fruttificare; che questa vigoria vegetativa della pianta è proporzionata al numero delle foglie che la pianta presenta; Che lo sviluppo degli organi della vite (tralci, foglie e frutti( è tanto maggiore quanto minore è il numero dei singoli organi (quindi se ad una vite lasciamo pochi tralci, questi si svilupperanno di più che se ne lasciamo molti; che lo sviluppo delle radici è proporzionato a quello degli organi che stan fuori terra: che la posizione verticale d’un tralcio è più favorevole ad un vigoroso sviluppo che ad una buona fruttificazione; viceversa in posizione orizzontale o ricurva, le strozzature, le incisioni, son tutte favorevoli alla fruttificazione; che il frutto della vite normalmente si trova sui germogli che spuntano da tralci di un anno, portati dal legno di due anni.



Per quanto s’è detto, potremo quindi fare una distinzione fra:
capi a legno, quelli che con la loro posizione verticale, per il loro piccolo numero di gemme, son più adatti a dar vigorosi germogli;
e capi a frutto, quelli che per la loro posizione orizzontale o ricurva, per il numero sempre piuttosto rilevante di gemme che portano, son più adatti a dar frutto buono ed abbondante. I capi a legno di solito sono costituiti da speroni o cornetti di due o tre gemme. I capi a frutto da tralci di 5/6 o più gemme.
Abbiamo però dei casi in cui gli speroni funzionano tanto da capi legno quanto da capi frutto: è il caso dei vitigni, che hanno fruttifere solamente le gemme della base dei tralci. Allora a questi vitigni con la potatura non si lasceranno che speroni: si farà cioè la potatura corta. A tutti gli altri invece, a cui si lasciano tralci fruttiferi di più gemme, si farà una potatura lunga.

Si potrebbe anche distinguere col nome di potatura mista quella che lascia su di una vite tanto speroni quanto tralci fruttiferi. Non confondiamo però la potatura corta con la potatura povera. Si dice infatti potatura povera quella che, relativamente al sistema di potatura adottato, lascia sulla vite un piccolo numero di gemme; potatura ricca quella che, sempre relativamente, ne lascia un gran numero. Si capisce che quest’ultima si potrà convenientemente adottare solo con vitigni vigorosi, coltivati in terreni fertili. Prima di parlarvi di qualche buon sistema di potatura, debbo però aggiungere qualche altra nozione generale. Sentirete talvolta parlare di potatura a gemma franca. Essa consiste nel tagliare i tralci, non a metà di un internodio, come per lo più fate voi, ma attraverso al nodo superiore all’ultima gemma che dovete lasciare.


In questo modo, voi non mettete allo scoperto il midollo del tralcio, ma quel tessuto duro, che ho detto si chiama diaframma. E la gemma sottostante sarà meglio preservata dai danni dell’umidità, degli insetti, ecc ecc.
Qualcuno di voi è ammiratore di un altro modo di potare: della potatura alla Dézeimeris. Essa consiste nel tagliare tralci o branche, non proprio rasente la parte che deve rimanere, ma in modo da lasciar una specie di mozzicone di legno, che solo col tempo disseccherà e che verrà poi asportato colle potature degli anni seguenti. E’ un buon sistema per i climi freddi e terreni umidi, in cui non di rado i tagli della potatura producono delle piaghe, che il gelo rende più gravi.
Ed a proposito del modo di tagliare, diciamo anche una parola sugli strumenti necessari. Anche qui, pochi ma buoni. Non fate troppa economia nella forbice da potare. Sia di buon acciaio, di giusta dimensione, con una buona molla; e sia sempre ben affilata e senza denti: Un buon seghetto per recidere grosse branche completerà il vostro armamentario da potatore.




Ancora un consiglio sull’epoca della potatura. E’ meglio potare presto, in autunno; o potare in inverno, o potare all’inizio della primavera? L’epoca più opportuna varia a seconda delle circostanze. Dico subito Che nei climi meridionali si ha maggior libertà di potare quando se ne ha tempo. Ma nei climi settentrionali una potatura fatta troppo presto può essere fatale. Le viti potate in autunno, difatti, a primavera entrano prima in vegetazione. Ora, questa comparsa precoce dei germogli può essere pericolosa dove sono frequenti le brinate primaverili. Voi sapete quali danni può causare una brinata che colpisca i teneri germogli: E perciò la dove son da temere queste brinate ( specialmente nei vigneti esposti a levante), è preferibile attendere a potare alla fine dell’inverno o al principio della primavera.
Anche per altre ragioni, oggi si tende a preferire le potature tardive. Tuttavia esse han l’inconveniente di coincidere con epoche di grandi lavori in campagna. Volendo perciò evitare un eccessivo perditempo, si potrebbe, durante l’autunno inverno, incominciare la potatura asportando le parti inutili della vite, i tralci che han già fruttificato e che debbono scomparire.

Così a primavera si farà più presto ad ultimare la potatura, che si limiterà ai tralci rimasti sulla vite
Premesse queste poche notizie generali, dovrei ora parlarvi dei migliori sistemi di potatura. Ma qui v’è l’imbarazzo della scelta. Nel poco tempo che abbiamo a nostra disposizione dovrò quindi limitarmi ai principalissimi sistemi, che possono avere interesse per la viticultura italiana. Lo faremo la prossima volta, ora l’ora è tarda, buonanotte a tutti

Nessun commento:

Posta un commento