Eccomi a parlarvi dei rimedi contro la Fillossera, cominciò senz'altro il Cavalier Prosdocimo. Voi potete ben immaginarvi se i viticoltori, all'apparire del flagello che pareva dover fare scomparire sino all'ultima vite, rimasero inerti, senza tentare di opporre qualche ostacolo al male! Fatto si è che ben presto di diedero a sperimentare i rimedi più svariati e più singolari. Il numero dei rimedi così tentati raggiunse in breve una cifra stupefacente. Figuratevi che, ad aizzar la smania degli inventori, s'aggiunse un premio della bagatella di 300.000 lire, promesso dal Governo francese a chi avrebbe scoperto un sicuro rimedio contro la Fillossera.
Mi affretto a dirvi che finora nessuno si è beccato il premio. Ciò non vuol dire che rimedi contro la Fillossera non ve ne siano. Gli è che nessuno risponde veramente allo scopo: di uccidere cioè l'insetto senza danneggiare la vite. Unico mezzo che sia usato oggi per distruggere la Fillossera è il solfuro di carbonio: un liquido giallognolo, puzzolente, che, iniettato nel terreno, è capace di uccidere sicuramente tutte le fillossere che vi si trovino. Disgraziatamente, se usato in forti dosi, uccide anche le viti. Perciò il solfuro di carbonio, come metodo di cura dei vigneti fillosserati , non è adottato. Serve bene per soffocare le nuove infezioni che si scoprono , perché in tal caso si inietta nel terreno con appositi iniettori, in dosi di 300 gr. per mq.. S'uccide ogni cosa: fillossere e viti, ma frattanto si rallenta la marcia del nemico.
Veramente, in dosi più moderate, il solfuro di carbonio potrebbe anche adoprarsi come metodo curativo: cioè in modo di non dover uccidere le viti. Ma questo metodo ha trovato poche applicazioni, perché non in tutti i terreni può dare buoni risultati, e perché importa una spesa annuale non indifferente. Furono tentati altri metodi di lotta contro la Fillossera. S'è pensato di annegarla, sommergendo il terreno dei vigneti fillosserati per due o tre mesi, a vendemmia finita. Ma neppure questo metodo può essere impiegato dappertutto, perché naturalmente occorre che i terreni siano perfettamente in piano ed occorre aver acqua in abbondanza.
S'è visto che in certi vigneti costituiti da sabbia quasi pura la Fillossera non vive. E s'è pensato di piantar le viti in questi terreni. Ma anche questo è un rimedio che può trovar ben poche applicazioni. E allora come difendersi dalla Fillossera? Ve lo dico in due parole: con la viti americane. L'America ci ha portato il malanno; l'America deve per sua penitenza darci il rimedio. Fin dal principio della scoperta della Fillossera in Europa, s'era posto attenzione al fatto che in America molte delle viti selvagge della foresta resistevano egregiamente agli attacchi della Fillossera: sorse quindi fin d'allora l'idea di utilizzare queste viti resistenti per coltivarle nei nostri vigneti al posto di quelle nostrane, che soccombevano agli attacchi del parassita. Ma non crediate che le cose siano procedute con tutta facilità.

Al contrario, la via ben presto si mostrò irta di difficoltà, e cosparsa di ostacoli imprevisti, di sorprese spiacevoli. Ci volle tutta la tenacia e la costanza degli scienziati che s'eran interamente dedicati a quest'impresa, di salvare cioè la viticoltura europea dalla Fillossera, per riuscire. Io non starò qua a farvi la storia della viticoltura americana. Ma dovrò pur accennarvi per sommi capi alle difficoltà principali che s'incontrarono e s'incontrano ad ogni passo in questo campo. E comincio dalla più grave. Le viti americane resistenti alla Fillossera hanno purtroppo la caratteristica di.......non produrre uva; o per lo meno di non dare un'uva di qualche pregio ne per la tavola ne per la cantina. E allora, a che pro coltivare tali viti? Ecco : tali viti possono riuscire veramente preziose per noi, quando su di esse noi innestiamo le nostre varietà europee, coltivate da tanti secoli per la bontà dei loro prodotti.
Avremo così delle viti che han la parte radicale americana , resistente alla Fillossera; e la parte fuori terra europea, quindi capace di darci delle ottime uve. Qui sta tutta l'essenza della viticoltura moderna: innesto delle viti nostrane sulle viti americane. Ma perché questo possa ben riuscire occorre por mente a diverse circostanze. Anzitutto occorre chela vite americana che noi scegliamo si adatti all'innesto con le viti nostrane. Ora ciò avviene più o meno bene a seconda delle viti: giacché ne abbiam di quelle che si comportano molto male a questo riguardo, perciò dovranno naturalmente essere scartate. Occorre inoltre che la vite americana si adatti al terreno in cui noi vogliam coltivarla. Altra difficoltà molto grave questa da superare. Bisogna quindi bene studiare la natura del nostro terreno e poi scegliere quella vite americana che più ad esso si adatta.
A proposito di terreno, bisogna osservare come la maggior parte delle viti americane che si prestano al nostro scopo di difenderci dalla Fillossera, mostri una grande sensibilità al calcare. Voi certo sapete che molti dei nostri terreni sono ricchi di quel materiale, simile per natura al calcinaccio, e che appunto dicesi calcare. In questi terreni le viti nostrane prosperano egregiamente; pressoché tutte le viti americane invece si trovano a disagio, e talvolta non riescono assolutamente a vegetare. Ben presto esse mostrano un ingiallimento delle foglie ed un deperimento generale; manifestano cioè una malattia che s'è chiamata clorosi. Voi capite che la cosa è grave, perché si salta dalla padella nella brace.


A questo punto il prevosto domandò la parola. Il Cavaliere s'affrettò a lasciarlo parlare: Io vorrei sapere da Lei, che cosa mai sono quelle viti americane che ho sentito dire resistono alla Fillossera e nel tempo stesso sono produttive di buone uve. Ho capito di che si tratta, riprese il Cavaliere, sono i cosiddetti produttori diretti. Fin da quando si pensò di ricorrere alle viti americane per far fronte alla Fillossera, si pensò se non si potessero avere delle viti che ad un tempo resistessero al parassita e dessero senza bisogno dell'innesto un prodotto paragonabile a quello delle viti nostrane. Il problema è senza dubbio interessante e seducente. Fatto si è che numerosi e valenti studiosi si accinsero a risolverlo, soprattutto per mezzo dell'ibridazione artificiale.
Parleremo in un altro momento di questa pratica: ora diciamo solo che, a furia di lavoro, son giunti ad ottenere direttamente, cioè senza l'innesto, molti vitigni, che resistono abbastanza alla Fillossera e danno un certo prodotto. Ma ho detto “ abbastanza” e “discreto”. Dunque non s'è ancor giunti alla meta. La resistenza sicura alla Fillossera, la bontà superiore del prodotto non si sono ancora ottenute riunite in un solo vitigno. Ciò non vuol dire che non vi sia qualche produttore diretto degno di essere coltivato. Ma questa convenienza c'è solo in casi speciali, come vedremo. Nella maggioranza dei casi vi converrà invece ricorrere alle viti americane veramente resistenti alla Fillossera, ed innestare su di esse quelle nostrane. Sarebbe necessario ora che vi parlassi un po' di questo innesto. Siccome però dovrei occuparmi anche degli altri modi di moltiplicare la vite, così rimettiamo tutto ad un'altra sera. Per questa volta basta; e andate a riposare.
Nessun commento:
Posta un commento