domenica 6 febbraio 2011

quattordicesima puntata

L’ultima sera, incomincio il Cavaliere, abbiamo visto come deve essere lavorato il terreno del vigneto; stassera vediamo com’esso debba venir concimato. Lavori e concimi, infatti, son necessari per mantenerlo in buone condizioni. Una premessa. E’ proprio vero che i concimi sian necessari alla vite? Questa è una domanda che vi potrà accadere di sentir fare; mentre non v’accadrà di sentirvi domandare se è necessario concimare il granturco, o l’orto, ecc. perché?
Perché alcuni agricoltori osservano che certi vigneti, non concimati da molti anni, tirano avanti egualmente; mentre così non succederebbe di un campo di granturco, o d’un’aiuola di patate, ecc. Io però mi affretto a rispondervi che è necessario concimare la vite. Che essa sia una pianta che sappia molto bene sfruttare le risorse anche scarse del terreno; che essa sopporti meglio di altre piante, soprattutto erbacee, la fame, è innegabile; ma che a lungo andare la fame abbia tristi effetti anche sulla vite; che essa vada deperendo e diminuendo il prodotto se non concimata è altrettanto vero.
Gli è che sovente alla vite si fanno abbondantissime concimazioni all’impianto, servendosi di materiali di lento effetto, sicché per un buon numero di anni essa ne risente la benefica influenza. Ma oggi è preferibile non esagerare in queste concimazioni d’impianto, che implicano sovente una spesa enorme; e invece largheggiare piuttosto, e con frequenza, nelle concimazioni periodiche.
Comunque, oggi più che un tempo la vigna deve’esser concimata; sia perché noi da essa vogliamo ottenere il massimo prodotto possibile; sia perché essa oggi deve lottare con nemici ancor più numerosi e potenti che in passato: e perciò deve essere robusta, e ben agguerrita per resistere ai loro assalti.
Vediamo dunque ciò che abbisogna alla vite in fatto di materiali fertilizzanti. Voi sapete che i principali elementi che noi dobbiamo fornire alle nostre piante per mezzo dei concimi sono:
l’azoto, il fosforo ( o meglio, l’anidride fosforica), la potassa e la calce. Quest’ultima molte volte non abbiamo bisogno di aggiungerla: in qualunque caso essa costa assai poco. Non così per gli altri tre elementi, i quali costano assai cari.
Ora, la vite ha bisogno di forti quantità di potassa e di azoto, e di quantità sensibilmente inferiori di anidride fosforica. Ciò farebbe credere che dovessimo dare con le concimazioni assai più dei primi due elementi che del terzo. Ora ciò non è. Poiché bisogna tener conto che quasi tutti i nostri terreni sono assai poveri di anidride fosforica, mentre che non son tanto rari quelli discretamente ricchi di potassa. Ecco perché una buona concimazione al vigneto deve sempre comprendere anche delle ricche dosi di anidride fosforica. Ciò premesso, vediamo in quali modi noi possiamo fornire alla vite gli alimenti che le occorrono. Con due generi di concimi: naturali e artificiali ( questi ultimi più sovente li sentite chiamare “chimici”).
Incominciamo dai primi, e dal più importante e conosciuto di essi: il letame. Facciamo tanto di cappello a questo concime, che è stato anche detto il “re dei concimi”. Un re alquanto puzzolente, ma non importa…Però aggiungiamo che, appunto perché il letame può trovare tante utili applicazioni nelle nostre aziende, è meglio non sciupare troppo i vigneti. Il letame, infatti, non è il concime più indicato per le viti. Esso è troppo ricco in azoto e troppo povero di anidride fosforica, per cui favorisce troppo la vegetazione e, quand’anche faccia aumentare in modo notevole la produzione, peggiora però assai la qualità del prodotto. E’ per questo motivo che un tempo si riteneva che la concimazione dei vigneti andasse a scapito della qualità dei prodotti.
Oggi questo si può evitare con i concimi chimici; ma resta sempre vero quanto si usino quantità eccessive di letame. Tutt’al più il letame sarà conveniente per le concimazioni di impianto del vigneto. Per queste ne occorreranno delle dosi piuttosto forti, variabili da 500 a 1.000 e più quintali per ettaro, a seconda che il vigneto è più o meno intensivo.
L’inconveniente di queste forti somministrazioni di stallatico può essere la spesa eccessiva a cui si deve andare incontro qualora il letame costi piuttosto caro. In generale si può ritenere che il letame diventa troppo costoso, quando si deve pagarlo oltre una lira al quintale. Quando così sia (come in più di una regione intensamente vitifera), allora bisogna ridurre al minimo possibile la concimazione d’impianto con letame, completandola piuttosto con generose somministrazioni di concimi chimici.
Dove invece il letame abbonda ed ha n valore molto basso, allora si può ricorrere anche ad esso per le concimazioni periodiche al vigneto adulto, sempre, però, ricordando di non eccedere, e di correggerlo con l’aggiunta di concimi fosfatici. Ricordatevi poi che al letame vi converrà sempre aggiungere una buona dose di gesso ( 6/8 quintali per ettaro), poiché è stato dimostrato che questo aumenta di molto l’azione benefica del letame.
Nella maggior parte dei casi per, la concimazione della vite conviene farla con prodotti chimici. Essi, a differenza del letame, quando sian scelti e proporzionati con giusto criterio, non solo aumentano la quantità del prodotto, ma anche ne migliorano la qualità.
Ma naturalmente, bisogna saperli ben adoperare. Bisogna anzitutto che voi cerchiate di ben conoscere la natura del terreno che dovete concimare, per sapere di quali elementi maggiormente difetta. Questo è un punto difficile; e sarà bene che voi facciate analizzare il vostro terreno.
Supposto che voi ben lo conosciate, dovete scegliere i concimi. Alcuni di essi sono azotati: tale è il nitrato di sodio, tale il solfato ammonico, tale la calcio-cianamide. Son tutti quanti concimi di pronto effetto: il nitrato più di tutti, il solfato meno. Perciò, onde evitare che le acque li asportino dal terreno, è bene non usarli troppo presto. Il nitrato di soda si da a primavera, Il solfato ammonico si può dare in autunno: meglio però metà in autunno, metà in primavera. La calciocianamide si dà a fine inverno o principio di primavera. Di questi vari concimi se ne usano da 1 a 2 quintali, 2,5 al più, per ettaro di vigneto.
Altri concimi chimici indispensabili alla vite son quelli fosfatici. I più comunemente usati sono le Scorie Thomas ed i perfosfati minerali. Le prime sono di azione più lenta dei secondi; ma per la vite si prestano benissimo, essendo la vite una pianta legnosa, che quindi si può utilizzare anche concimi poco rapidi. Sono specialmente adatti a quei terreni poveri di calcare, ricchi di sostanza organica. Esse debbono usarsi assolutamente in autunno, se si vuole che la pianta non tardi molto a sentirne il beneficio. Anche i perfosfati si possono distribuire in autunno, ma si possono benissimo usare anche a primavera. Di scorie ne occorreranno da 4 a 8 quintali per ettaro; di perfosfati da 3 a 6.
I concimi potassici più comuni sono il solfato e il cloruro di potassio. Veramente si potrebbe anche considerare la cenere di legna non lisciviata, che rappresenta un buon materiale ( si calcola che 5 quintali di essa in media equivalgono ad uno di solfato di potassico); la Kainite, che è un sale che si ottiene direttamente dalle miniere, e che perciò è molto impuro .Ma il più conveniente di tutti è il solfato potassico. E’ un concime facilmente utilizzabile dalle piante. Si può dare in autunno o anche all’inizio della primavera; in dosi variabili da 1,5 a 3 quintali per ettaro. Terreni che ne avran meno bisogno sono quelli argillosi, perché essi sono già naturalmente abbastanza provvisti di potassa.
Quanto hai concimi calcari, non è molto frequente che di essi occorra fare una vera e propria somministrazione, poiché di solito i terreni dei vigneti sono a sufficienza provvisti di calcare. Ad ogni modo, se occorre, si potrà somministrarne in abbondanza e con poca spesa mediante la solita calce da muratori, o mediante del gesso.
Ed ora qualche parola sulla somministrazione d questi concimi chimici. Anzitutto essi dovranno venir fra loro mescolati al momento dell’uso. Meglio fare queste mescolanze da sé, regolandosi, com’ho detto, nel determinar la quantità da usarne a seconda della natura del terreno. Ed è perciò, e per altre ragioni ancora, che vi sconsiglio di ricorrere a quei cosiddetti “ concimi completi per la vite” che si trovano in commercio. Nella migliore delle supposizioni, essi vi verranno a costare il doppio di quel che valgono in base hai materiali fertilizzanti che contengono. Quanto alla distribuzione, se si tratta di vigneti molto fitti si può fare uniformemente a spaglio o alla volata (meglio se prima i concimi saranno stati addizionati di qualche quintale di terra fine o sabbia per aumentarne il volume). Se i filari son più distanti fra loro, si scava un fossatello al disopra e al disotto dei ceppi, o si fanno quattro buchi con la zappa, e nei fossatelli o nei buchi si distribuisce la mescolanza dei concimi. Quando all’epoca di spargerli, l’abbiam indicata prima.
In fatto di concimazione del vigneto c’è però un altro sistema, su cui vorrei insistere se il tempo non fosse breve: voglio alludere al sovescio di leguminose. Esso ci permette di portare gratuitamente nel terreno quell’elemento che è più costoso di tutti: cioè l’azoto. Voi, infatti, sapete come le leguminose siano piante che migliorano il terreno, e come, dopo averle coltivate, si ottengano delle piante che seguono delle produzioni più abbondanti.
Si tratta, dunque, di seminare negli interfilari del vigneto qualche buona leguminosa, farla crescere più prosperosa che possibile, fin che sia giunta in fioritura, e allora, invece di raccoglierla, sotterrarla tale e quale con un buon lavoro. Figuratevi che con un buon sovescio si riesce a portar nel terreno da 100 a 200 kg. Di azoto per ettaro; e quando pensiate che esso, nei concimi lo si paghi fin quasi due lire al Kg. Capirete quale sorta di convenienza vi sia nell’adottare questa pratica. Essa sarà tanto più opportuna in tutti i casi in cui il terreno del vigneto sia poverissimo di sostanza organica, per cui converrebbe aggiungerne un poco; e non si disponga di letame a prezzi convenienti, oppure il trasporto di questo concime riesca molto costoso e disagevole, come in certe regioni collinari, mal fornite di strade.
Ma per ottener buoni risultati dal sovescio è necessario eseguirlo con criterio. E’ necessario anzitutto scegliere una buona leguminosa, che s’adatti bene al nostro vigneto. Delle buone leguminose che si prestino a questo scopo non ce ne sono poche. Una di questa è la favetta, che s’adatta specialmente ai terreni argillosi: essa soffre però i forti freddi invernali, per cui nell’Italia settentrionale sovente è necessario attendere a seminarla a fine febbraio. In terreni mezzani si può adoperare con buoni risultati il trifoglio incarnato, seminandolo a fine settembre, e sovesciandolo in principio di primavera. Molto rustica, e quindi adatta anche a terreni poveri e aridi, è la veccia invernenga, che pure si semina in autunno e si sovescia a primavera avanzata.
Nelle terre povere di calcare viene bene il lupino bianco. Sovente poi v’è convenienza a seminare un miscuglio di due o tre di queste piante, cosicché è più probabile che almeno una di esse riesca bene. La scelta d’una buona leguminosa però non basta: occorre anche pensare ad un’opportuna concimazione.
Giacché non bisogna dimenticare che le leguminose non possono provvedere da sé altro che l’azoto; ma non la potassa né l’anidride fosforica né la calce. Si dovrà quindi somministrare al terreno prima della semina di queste piante, da 3 a 4 quintali di perfosfato per ettaro, da 1,5 a 2,5 quintali di solfato potassico, da 4 a 6 quintali di gesso. Solo così le nostre leguminose vegeteranno rigogliose, ed a primavera, giunte in fioritura, potranno darci un ottimo sovescio. E’ pure bene ricordare che la semina di queste leguminose è meglio farla a filari alternati, eseguendo il sovescio su tutto il vigneto in due anni. Così si potranno eseguire più facilmente le varie operazioni colturali alla vite senza essere costretti a calpestar le piante da sovescio.
Il lavoro di sovescio può esser fatto a mano, con la vanga; o con l’aratro. Comunque, dev’esser un lavoro più profondo di quelli ordinari, dovendo sotterrare tutte queste piante, perché possano bene decomporsi.
Anche per questo motivo, il sovescio è una pratica da farsi ad intervalli, e deve essere alternata con la concimazione chimica. Ma, ripeto, è un’ottima pratica, che dovrebbe diffondersi assai più nelle nostre regioni viticole, anche perché aumenta la quantità di prodotto senza peggiorarne la qualità, come fanno gli altri concimi organici.


Ma l’ora è tarda, ed io finisco. Ad un’altra sera, dunque, amici miei.

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