mercoledì 13 aprile 2011

diciassettesima puntata

Quando la nostra comitiva entrò nella sala del Cavalier Prosdocimo, trovò un insolito apparato… di forze sulla tavola. Nel mezzo, alcune bottiglie dal collo rivestito di una grossa stagnola, che il sor Lorenzo, maestro comunale, e uomo un po’ più di mondo degli altri, riconobbe tosto per bottiglie di spumante; poi un vassoio di alti calici scintillanti; poi delle alzate ricolme di una svariata e abbondante pasticceria casalinga, che spandeva nell’aria un profumino appetitoso. Si capiva che quella era una serata solenne.


Amici miei, incomincio il Cavaliere, con voce alquanto commossa, eccoci giunti al termine delle nostre serate viticole. Questa sarà l’ultima. E non vi dispiaccia che in quest’ultima io mi occupi delle avversità della vite. Argomento triste, mi direte, per finire il nostro corso; ma argomento capitale, che oggi più che mai è doveroso prendere in esame. Purtroppo, a voler parlare un po’ diffusamente di tutte le avversità della vite, ci sarebbe da continuare per un anno. Io quindi non potrò che accennare, nel modo più breve e telegrafico possibile, alle principalissime: a quelle soprattutto che interessano la nostra viticoltura. Alcune di queste avversità sono dovute alle avverse meteore; altre a nemici animali, altre a nemici vegetali; altre a cause più misteriose, non sempre ben note, che si dicono fisiologiche. Incominciamo dalle prime, brevissimamente:
La più grave delle avversità meteoriche sarebbe la grandine.


Disgraziatamente, di rimedi veramente pratici contro di essa non se ne conoscono. Per ora, non c’è che d’augurarsi di trovare una buona forma di assicurazione contro i danni di questo flagello. Andiamo avanti.
Gravi, in molti luoghi ed in certe annate, sono le brinate primaverili. Rimedio ottimo contro di esse: le nubi artificiali che si possono produrre bruciando qua e là nei vigneti dei mucchi di sostanze capaci di fare molto fumo (erbacce, strame, sarmenti umidi, catrame ecc.) Bisogna, nella stagione pericolosa, osservare il termometro verso le ore tre del mattino: se la temperatura scende verso 2°, la brina è quasi certa, e bisogna accendere i fuochi. Ma perché queste nubi riescano efficaci, bisogna che siano fatte da tutti viticoltori di una regione, e non da uno solo di buona volontà!



Talora la pioggia può riuscir dannosa, specialmente alla fioritura. Poco c’è da fare al riguardo: tutt’al più, ricorrere all’incisione anulare per scongiurare la colatura. Tal’altra. Durante i grandi calori, la vite è colpita da un colpo di sole o apoplessia, e d’un tratto mostra tutte le foglie disseccate. Purtroppo, un rimedio diretto in questi casi non c’è!
Passiamo ai nemici animali. Dio, che esercito! In prima linea, la fillossera. Noi già la conosciamo. Subito dopo, per gravità dei danni io pongo le tignuole dell’uva.


Male bestie davvero! Voi conoscete quei bacherozzoli che vivono negli acini d’uva: ebbene, essi nascono da uova deposte da due specie di farfalline ( gli scienziati le chiamano:Cochylis ambiguella e Polychrosis botrana. Le prime farfalle compaiono a maggio; da esse nascono dei piccoli bruchi che distruggono i fiori della vite, costruendosi delle specie di nidi, dall’aspetto di grovigli di seta. In giugno, questi bruchi si trasformano in crisalidi entro dei bozzo letti ( come fa il baco da seta); poi da queste escono nuove farfalle, che in luglio depongono nuove uova. Da queste, ai primi d’agosto nascono altri bruchi, che entrano negli acini dell’uva. I bruchi della Cochylis vi rimangono fino all’autunno; quelli della Polychrosis danno una terza generazione di farfalle. Tutti però svernano sotto forma di crisalidi, entro bozzoletti nascosti sotto le corteccie dei ceppi, o dei pali, o dentro gli astucci terminali delle canne. Come difenderci da questi terribili nemici? Ahimè! La cosa è difficile, soprattutto per chi ha grandi vigneti da curare.


Tuttavia qualche rimedio c’è:Buona cosa, in inverno spuntare le canne, e bruciare queste punte; scortecciare i ceppi con dei guanti metallici; metter attorno ai ceppi dei batuffoli di stracci in cui i bruchi vadano ad incrisalidarsi; poi raccoglierli e distruggerli. Buon rimedio quello di raccogliere nella prima decade d’agosto glia acini bacati e distruggerli, per impedire che i bruchi continuino fino alla vendemmia i loro guasti. Meglio ancora sarebbe poter distribuire sulle viti qualche rimedio o insetticida, che distruggesse i bruchi. Fra i migliori insetticidi proposti, i migliori sono ancora quelli a base di estratto di tabacco: aggiungendo cioè un po’ meno di 2Kg. di questo estratto per ogni ettolitro della solita poltiglia di solfato di rame che s’usa contro la peronospora; oppure sciogliendo 1.5-2 Kg. d’estratto di tabacco e 1 di sapone molle in un ettolitro di acqua, e applicando questa emulsione con una buona pompa a getto intermittente per ben colpire i grappolini. Ma ricordatevi che questo trattamento dev’esser fatto presto, verso la fine di maggio o ai primi di giugno, prima che i bruchi ingrossino.


Altri insetti divorano il fogliame della vite ed alcuni anche le radici: tale il Maggiolino ( Melolontha vulgaris); gli Otiorrinchi ( Otiorrhinchus sulcatus, ecc.); il Sigario ( Rhynchites betuleti), che costruisce con le foglie delle specie di sigari; lo Scrivano ( Eumolpus vitis ), l’Altica ( altica ampelophaga), ecc. Per questi vari insetti, purtroppo i rimedi non sono facili. Si cerchi di raccoglierli, facendoli cadere su dei lenzuoli stesi a terra, approfittando delle ore in cui sono addormentati; o si facciano irrorazioni sulle viti con soluzioni di arseniato di piombo. Ricordatevi però che questo è un terribile veleno, e che, oltre all’usarlo con tutte le cautele, bisogna limitarsi a somministrarlo entro il mese di giugno, perché più tardi potrebbe inquinare le uve. Ancora tra gli insetti, potrei ricordare alcune Cocciniglie, che vivono talvolta sulla vite. Raramente riescono molto dannose: in questi casi, si possono combattere con pennellature o irrorazione di 1 litro di petrolio e 1 Kg. di sapone molle per ettolitro di acqua.

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